Davide Luglio – Per Una Genesi Della Bioestetica: Pasolini, Barthes, Foucault

Alla fine degli anni Settanta Roland Barthes attribuisce a Pier Paolo Pasolini un posto centrale nel corso che dedica al Neutro. Si tratta chiaramente di una svolta nel pensiero del critico francese che in precedenza aveva mostrato una certa reticenza nei confronti dell’opera pasoliniana. Il mio intervento prende le mosse dal tentativo di capire che cosa abbia determinato tale svolta. Essa è motivata, questa è l’ipotesi che intendo sviluppare, dall’estensione dell’approccio decostruttivo dal linguaggio alla vita. In altri termini la vita è intesa come un linguaggio e su questa base può essere scritta, elaborata e letta come un testo. È proprio in questa estensione dell’ambito del linguaggio alla vita che Pasolini svolge un ruolo fondamentale come lo svolge anche nell’identificazione del linguaggio col potere, un’idea che diverrà ossessiva nell’ultimo Barthes. Guardando alla vita come al principale dei linguaggi, Pasolini apre così la via a una riflessione, prolungata da Barthes e in ultimo da Foucault, su un particolare rapporto di sottrazione della vita al potere. Ora l’ambito in cui la vita può sottrarsi all’esercizio del potere è quello dell’estetica che viene dunque ad assumere un ruolo speculare rispetto alle nozioni foucaultiane di biopotere e di biopolitica. È la nascita, insomma, di quella che possiamo chiamare bioestetica.